Mutui a tassi negativi: cosa sono e perché in Italia sono vietati
Di recente, si sente sempre più spesso parlare di mutuo a tasso negativo, espressione apparentemente contraddittoria con cui si indicano quei finanziamenti caratterizzati da un tasso “sottozero”.
Vediamo come funzionano e perché in Europa sono realtà mentre in Italia non sono fattibili:
Come funziona il mutuo a tasso negativo
Solitamente, siamo abituati a interfacciarci con finanziamenti caratterizzati da un tasso di interesse più o meno elevato da applicare sulla somma ricevuta e da rimborsare, o al massimo alle più ragionevoli operazioni a tasso zero che non prevedono alcuna maggiorazione.
Il mutuo a tasso negativo, invece, ha un effetto ancor più conveniente in quanto, dopo aver ottenuto un finanziamento per acquistare casa, il debitore si ritroverebbe a rimborsare una somma addirittura inferiore rispetto a quella ottenuta dall’intermediario.
Mutui a tasso negativo: una realtà in Europa
Non si tratta di una previsione utopistica, ma di una realtà già operativa in diversi paesi europei. L’esempio lampante è quello della Danimarca che, si rammenta, fa parte dell’Unione Europea ma non rientra nell’Eurozona.
Il terzo gruppo bancario del paese, la Jyske Bank, ha annunciato l’intenzione di proporre mutui a tasso di interesse negativo (-0.5%) a 10 anni. L’esempio danese sta ispirando diversi istituti bancari europei, in particolare in Germania, Svizzera e Danimarca.
Anche Nordea Bank, infatti, mira a offrire in breve ai suoi clienti un mutuo a tasso fisso di 20 anni a interessi zero, nonché uno di 30 anni tasso negativo. In questi paesi, dunque, acquistare casa potrà essere addirittura vantaggioso poiché, pur tenendo conto di tutti gli oneri aggiuntivi che l’operazione di finanziamento contempla, di fatto il debitore dovrebbe rimborsare meno di quanto avuto in prestito.
Mutui a tasso negativo, trend in crescita
Questo trend potrebbe ben presto diffondersi a macchia d’olio, complice anche la recente politica monetaria attuata dalla Banca Centrale Europea e l’andamento anomalo di cui sono stati oggetto i tassi di interesse negli ultimi anni.
In generale, gli intermediari scelgono di offrire mutui a tasso negativo per evitare di rallentare o addirittura bloccare il mercato del prestito.
Tassi elevati, infatti, rendono difficile ai debitori rimborsare quanto dovuto alle scadenze previste e questo può avere un effetto a cascata: i cattivi pagatori non possono accedere al credito e si paventa il rischio di un vero e proprio stallo economico.
Mutui a tasso negativo e clausola floor
I mutui a tasso negativo sono fattibili in Italia? La risposta, purtroppo, sembra essere negativa in quanto la nostra normativa impedirebbe all’operazione di essere legale.
Attualmente, i tassi di interesse sui mutui ipotecari sono particolarmente bassi. I finanziamenti, infatti, risentono dell’andamento degli indici Euribor (o Eurirs per i mutui ipotecari a tasso fisso) che a causa della politica monetaria della BCE sono in discesa dal 2015.
Per evitare che il tasso, correlato ai suddetti identici, possa diventare negativo, molte banche hanno introdotto nei contratti di mutuo ipotecario un’apposita clausola, c.d. “clausola floor”, che impedisce all’interesse dovuto dal mutuatario di scendere oltre una certa soglia, indipendentemente dal variare del valore dei parametri a cui è legato l’interesse dovuto
Mutuo negativo: in Italia non è legittimo
In realtà, indipendentemente dall’apposizione della “floor clause”, in Italia un meccanismo giuridico impedirebbe comunque di accreditare interessi al mutuatario in caso di tasso negativo, come rilevato dall’Arbitro Bancario Finanziario nella decisione n. 23294/2018.
Secondo l’ABF, in assenza di clausola floor, qualora il parametro di indicizzazione riduca il tasso di interesse al punto da renderlo negativo, il mutuo dovrebbe intendersi infruttifero almeno finché il suddetto parametro di indicizzazione (Eurirs o Euribor) non riporti nuovamente il tasso in positivo.
In poche parole, non sarebbe ammessa una diminuzione del capitale, anche qualora si verifichino tassi negativi e la motivazione alla base di una simile conclusione, secondo il Collegio, si rintraccia direttamente nel codice civile.
L’art. 1813 c.c., infatti, definisce il mutuo come un contratto tramite il quale una parte consegna all’altra una determinata quantità di danaro o di altre cose fungibili e l’altra si obbliga a restituire “altrettante cose della stessa specie e qualità”.
Dovendo restituire “altrettanto” rispetto a quanto il ricevuto, al mutuatario non sarebbe concesso di restituire una somma di denaro di importo nominale inferiore rispetto a quella ricevuta. In conclusione, l’ABF ritiene che nel contratto di mutuo non sia giuridicamente configurabile un tasso di interesse negativo che incida sul capitale mutuato. Pertanto, qualora il tasso d’interesse sia stato pattuito in misura variabile, esso non potrà assumere valore negativo in alcun momento della durata del contratto.
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