Affitti: arriva la Partita Iva
Il ddl turismo prevede l’obbligo della Partita Iva per chi concede più di tre unità abitative in locazione breve. Vediamo cosa dice la norma dedicata agli affitti brevi e cosa comporterebbe dal punto di vista pratico la novità in arrivo.
Ddl turismo: le novità per gli affitti
Il 18 febbraio scorso è stato diramato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri lo schema di un disegno di legge contenente le misure per lo sviluppo del turismo e per le imprese culturali e ricreative. Diciotto gli articoli contenuti nella bozza tra i quali figura l’art. 5 dedicato alle locazioni brevi.
La norma dispone in particolare che: “Il regime fiscale delle locazioni brevi di cui all’articolo 4, commi 2 e 3, del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96, con effetto dal periodo di imposta relativo all’anno 2021 è riconosciuto in caso di destinazione alla locazione breve di non più di tre unità abitative.”
Cedolare secca sotto le tre unità abitative
Il regime fiscale a cui fa riferimento la norma richiamata dall’art. 5 del disegno di legge è quello richiamato dal decreto-legge 24 aprile 2017 n. 50, ovvero il decreto legislativo n. 23/2011 che contiene le norme in materia di Federalismo Fiscale Municipale. Norme che contemplano, tra l’altro, con decorrenza dal primo gennaio 2017 la possibilità di applicare l’aliquota del 21% a titolo d’ imposta sostitutiva, nella forma della cedolare secca.
Il regime fiscale è previsto anche per i corrispettivi lordi derivanti dai contratti di sublocazione e da quelli a titolo oneroso conclusi dal comodatario e che hanno ad oggetto il godimento dell’immobile da parte di terzi, stipulati alle condizioni di cui al comma 1 dello stesso art. 4. Comma che definisce le locazioni brevi come quei contratti di locazione di immobili ad uso abitativo di durata non superiore a 30 giorni, compresi quelli che prevedono la prestazione dei servizi di fornitura di biancheria e di pulizia dei locali, stipulati da persone fisiche, fuori dall’esercizio della tipica attività imprenditoriale, in modo diretto, tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare, o da parte di soggetti che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone alla ricerca di un immobile in cui trascorrere le vacanze con chi ha la disponibilità di unità immobiliari da concedere in affitto.
Cosa prevede il regime della cedolare secca
Dall’art. 5 dello schema del disegno di legge contenente le misure per lo sviluppo del turismo e dall’art. 4 del decreto legge n. 50/2017 emerge quindi che, chi concede in locazione fino a tre unità abitative, può beneficiare delle agevolazioni previste per le persone fisiche, prima tra tutte, la possibilità di usufruire del regime agevolato della cedolare secca che prevede l’applicazione dell’aliquota percentuale del 21% al canone annuo concordato tra le parti, che in questo modo va a sostituire il pagamento dell’Irpef, delle addizionali, dell’imposta di bollo e di quella di registro, in caso di registrazione, proroga e risoluzione del contratto di locazione.
Partita Iva per chi ha più di tre unità abitative
Chiaro quindi che, se la norma verrà approvata, chi concede in locazione più di tre unità abitative sarà considerato un imprenditore, con conseguente obbligo di apertura della Partita Iva, d’iscrizione nel Registro delle imprese e della perdita delle agevolazioni fiscali previste esclusivamente per le persone fisiche, tra le quali figura il regime agevolato della cedolare secca nella misura percentuale del 21% sull’importo del canone annuo convenuto dalle parti.
Regole a cui si aggiunge naturalmente l’applicazione della normativa prevista dal codice civile in materia d’impresa.
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