Coronavirus: cambierà il modo di costruire?
Dopo il Covid 19 niente sarà più come prima, a partire dal modo in cui verranno costruite le case e concepite le città. Diversi studi rivelano la stretta connessione tra virus e inquinamento ambientale. Per questo la GBC ha pubblicato un manifesto in cui elenca, in vari punti, le strategie da mettere in atto nel futuro per costruire edifici a minor impatto ambientale. Da rivedere però anche le dotazioni tecnologiche delle abitazioni, per garantire a tutti la possibilità di connettersi con il mondo, senza dimenticare le città, che dovranno essere più verdi e più rispettose dell’ambiente.
Il Manifesto del GBC
Il GBC, acronimo di Green Building Council Italia, è un’associazione senza scopo di lucro che riunisce imprese, associazioni e comunità professionali qualificate, che operano nell’edilizia sostenibile. La GBC Italia fa parte di un’organizzazione che opera a livello mondiale e nel nostro paese lavora per promuovere un nuovo modo di costruire eco-sostenibile. Il suo scopo è quello d’ incentivare la costruzione di edifici salubri, efficienti dal punto di vista energetico e con un basso impatto ambientale.
A marzo 2020, in piena Emergenza Covid, la GBC ha redatto un vero e proprio manifesto (sotto allegato) in cui propone diversi interventi per il cambiamento, sintetizzati nei seguenti punti: decarbonizzazione, economia circolare, efficienza idrica, uso del suolo e biodiversità, resilienza, benessere e salubrità, giustizia nella transazione, legislativi e normativi, finanziari ricerca e sviluppo, digitalizzazione, informazione ed educazione. Iniziative e progetti di cui si parla da anni e che dopo il Covid diventano un’emergenza.
Secondo il GBC Italia è necessario partire dagli edifici per ottenere risultati in termini di cambiamento climatico. Essi sono infatti responsabili del 36% delle emissioni nocive (cosiddetti gas serra), del 40% del consumo di energia, del 21% di acqua e del 50% di materie prime estratte.
Virus e ambiente: un legame significativo
Un manifesto particolarmente importante, perché strettamente connesso all’esperienza vissuta, che è ancora presente. Studi e ricerche scientifiche dimostrano infatti che i virus sono il frutto dello scarso rispetto dell’uomo per l’ambiente e le specie animali. Un problema che impone di rivedere il modo di costruire, per adattarsi a nuovi modi di vivere la casa, che non può essere considerata solo un “agente inquinante”.
Case hi-tech e scuole da ristrutturare
In effetti, se c’è una cosa che il lockdown ha insegnato a tutti è l’importanza che la “casa” ha nelle vita delle persone. Vero tuttavia che, se il tetto e le mura hanno fornito protezione, la tecnologia ha sicuramente aiutato a colmare la solitudine, a lavorare, a informare, a far riflettere e a distrarre. Tutto ciò che era “fuori” si è trasferito “dentro” e ha fatto comprendere anche a chi, prima del Covid era scettico, l’importanza di un tablet, un pc o di uno smartphone, meglio se collegati alla rete con contratti flat e con connessione wifi.
Obiettivi raggiungibile investendo più risorse nelle infrastrutture digitali, per garantire la connessione a tutti e scongiurare fenomeni di esclusione sociale e lavorativa.
Architetti e ingegneri mostrano però anche l’altra triste faccia della medaglia, ossia la realtà quotidiana di chi vive in pochi metri quadri, senza tutte quelle comodità che rendono la vita di una persona degna di essere vissuta. Abitazioni dignitose per tutti quindi, a partire dalle case popolari, e più digitalizzazione, per ridurre la mobilità, l’inquinamento e consentire la delocalizzazione del lavoro.
Gli esperti del settore sono invitati a pensare a un nuovo modo di concepire le abitazioni mentre al Governo è esortato a destinare più fondi alla ristrutturazione delle scuole e al recupero di edifici abbandonati, degradati e obsoleti, per evitare gli sprechi e utilizzare in maniera più razionale ed efficiente il territorio.
Le città del domani
Nuove case che andranno a formare le nuove città, che durante l’emergenza hanno mostrato da un lato le loro imperfezioni e dall’altro la loro bellezza. Svuotate dal traffico e dalle persone le piazze sembravano più belle, i monumenti più maestosi, i parchi più verdi e l’aria più pulita. Tre gli imperativi che, secondo l’architetto Stefano Boeri, devono guidare i progetti futuri per le città metropolitane e le aree interne: forestazione, mobilità alimentata da rinnovabili e transizione energetica.
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