Categorie catastali: a cosa servono
La principale funzione delle categorie catastali, in base a quanto previsto dall’art 8 del regio decreto 652/1939 è quella di determinare la rendita catastale di un immobile. Valore quest’ultimo che concorre a determinare il reddito imponibile del contribuente, al fine di sottoporre quest’ultimo a imposte e tasse.
Cosa sono le categorie catastali
Le categorie catastali sono dei simboli che vengono utilizzati per classificare i beni immobili in base alla loro destinazione d’uso. Ed è proprio la destinazione d’uso il criterio in base al quale è possibile distinguere le due principali categorie catastali, quella che comprende gli immobili a destinazione ordinaria e quella che fa riferimento a immobili a destinazione speciale o particolare. Ogni categoria è poi suddivisa in gruppi, per un totale di 6, ognuno dei quali raggruppa gli immobili con caratteristiche similari. Ogni gruppo viene a sua volta identificato da una lettera dell’alfabeto, dalla A alla F.
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A definire normativamente le categorie è l’art. 6 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 1142/1949 che dispone: “La qualificazione consiste nel, distinguere per ciascuna zona censuaria, con riferimento alle unità immobiliari urbane in essa esistenti, le loro varie categorie ossia le specie essenzialmente e differenti per le caratteristiche intrinseche che determinano la destinazione ordinaria e permanente delle unità immobiliari stesse. La denominazione delle categorie è uniforme nelle diverse zone censurie.”
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Categorie che, nel tempo, possono mutare. L’art. 13 del DPR n. 1142/1949 prevede infatti che:
“L’Amministrazione del catasto e dei servizi tecnici erariali ha facoltà di rivedere il quadro delle categorie e classi in determinate zone censuarie, quando la revisione si renda opportuna per sopravvenute variazioni di carattere permanente nell’accertamento dello stato delle unita’ immobiliari.”
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L’utilità delle categorie catastali
Per comprendere a che cosa servono le categorie catastali è necessario fare riferimento al Regio decreto n. 652 del 13 aprile 1939. È infatti dalla lettera dell’art. 8 di questo testo legislativo che è possibile comprendere l’utilità delle categorie catastali. La norma al comma 1 dispone infatti che: “Per la determinazione della rendita, le unità immobiliari di gruppi di comuni, comune o porzione di comune, sono distinte, a seconda delle loro condizioni estrinseche ed intrinseche, in categorie e ciascuna categoria in classi.” Chiaro quindi che le categorie servono per determinare la rendita degli immobili.
Rendita che a sua volta, come chiarito dall’art. 23 del decreto Regio Decreto, “costituisce la base per la determinazione, nei modi che saranno stabiliti per legge, del reddito imponibile soggetto alle imposte ed alle sovraimposte.” Vediamo quindi a questo punto di chiarire anche il concetto di rendita e a che cosa serve, visto che questo dato è condizionato dalle categorie.
Cos’è la rendita catastale
Abbiamo appurato che la rendita catastale serve per determinare il reddito imponibile soggetto alle imposte. A ogni immobile in grado di produrre reddito infatti viene attribuito un determinato valore per finalità di carattere fiscale. Ma come viene determinato il valore della rendita? Esso si ottiene moltiplicando la consistenza dell’immobile, in vani o metri quadri per il coefficiente previsto dalle tariffe d’estimo che vengono elaborate dal Catasto in base alla categoria, classe e zona censuaria.
A che cosa serve la rendita catastale
Alla luce dei chiarimenti relativi alle nozioni di categoria e rendita catastale, è chiaro che quest’ultima non è altro che un valore fiscale che serve per calcolare:
– il valore di un bene immobile ai fini della imposizione diretta e ai fini IMU, l’imposta Municipale propria;
– il valore catastale del bene immobile per l’applicazione dell’imposta ipotecaria, catastale, sulle successioni e sulle donazioni;
– il valore erariale di un bene e la sua redditività al fine di determinare una serie di valori a cui applicare una particolare tassa o imposta.
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