Calcolo TASI: come si fa
La TASI era un tributo della IUC che colpiva i cosiddetti servizi indivisibili e, quindi, era dovuta per servizi come l’illuminazione e il decoro urbano. Dal 1° gennaio 2020 è stata ricompresa nella nuova IMU. Vediamo, dunque, in cosa consisteva il tributo, come si effettuava il calcolo e a chi spettava pagarlo.
Cos’era la TASI
Il termine TASI è l’acronimo di Tassa sui servizi indivisibili.
Fino a quando era prevista come tributo autonomo, alla stessa soggiacevano i possessori o i detentori di fabbricati e aree fabbricabili, non adibiti ad abitazioni principali (non di lusso).
Più precisamente, a essere assoggettati al tributo erano il proprietario, l’usufruttuario, il titolare del diritto d’uso, abitazione, enfiteusi, superficie sul bene, il coniuge eventualmente assegnatario della casa coniugale, se si trattava di abitazione di lusso, e il detentore o l’occupante che non utilizzava l’immobile come abitazione principale.
Laddove l’occupante fosse diverso dal proprietario, il primo si faceva carico della TASI per una percentuale variabile dal 10% al 30%, mentre il proprietario per una percentuale variabile dal 90% al 70%.
La ripartizione effettiva era stabilita dal Comune.
Chi non pagava la TASI
La TASI, come accennato, non era dovuta dai possessori e detentori di abitazioni principali non rientranti nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9 (cc.dd. abitazioni di lusso).
Inoltre la stessa non era dovuta con riferimento a:
- casa coniugale assegnata al coniuge;
- alloggi sociali;
- unità immobiliari di cooperative edilizie a proprietà indivisa adibite ad abitazione principale degli assegnatari e relative pertinenze;
- unico immobile posseduto dal personale in servizio permanente delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, da quello dipendente delle Forze di polizia a ordinamento civile, da quello del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e da quello della carriera prefettizia, non concesso in locazione;
- una sola unità immobiliare posseduta a titolo di proprietà o usufrutto dai cittadini italiani residenti all’estero, iscritti all’AIRE e pensionati nello Stato di residenza, non concessa in locazione o in comodato d’uso.
Come si calcolava la TASI
Essendo un tributo che ha cessato di essere autonomo solo dal 1° gennaio 2020, è ancora utile sapere come lo stesso veniva calcolato. Alcuni contribuenti morosi, infatti, potrebbero essere ancora tenuti al pagamento di tale tassa.
Le modalità di calcolo erano in tutto simili a quelle previste per l’IMU, imposta nella quale attualmente la TASI è ricompresa.
In sostanza occorreva partire dalla rendita catastale dell’immobile cui si riferiva il tributo e rivalutarla del 5%.
Alla rendita rivalutata andava quindi applicato il moltiplicatore di riferimento, variabile in base alla tipologia di immobile.
In tal modo si otteneva la base imponibile alla quale applicare l’aliquota per il calcolo effettivo del tributo.
L’aliquota TASI
L’aliquota TASI era pari, per regola generale, all’1 per mille.
I Comuni, però, avevano la possibilità di ridurla fino addirittura ad azzerarla, di fatto esentando i contribuenti dal pagamento della tassa.
La possibilità di azzerare l’aliquota TASI
Tale possibilità derivava dall’impossibilità, per legge, di prevedere per IMU e TASI complessivamente un’aliquota superiore a quella massima prevista per l’IMU.
Di conseguenza, se un Comune applicava un’aliquota IMU pari a quella massima prevista per legge, ecco che l’aliquota TASI doveva necessariamente essere azzerata.
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