Dalla Smart City alla Città Aumentata: l’intervista a Paolo Guglielmoni
Oggi siamo con Paolo Guglielmoni per parlare di Smart City dopo la presentazione del suo talk “Città Aumentata. Modello di marketing territoriale umanistico” ai Digital Innovation Days Italia 2019.
Ciao Paolo, cos’è una Smart City?
La smart city è una leva di marketing.
In Italia soprattutto, la maggior parte delle persone che ne parlano non sono architetti, urbanisti e filosofi, ma imprenditori IoT e Imprenditori Digitali, che infatti non ne considerano le implicazioni urbanistiche, architettoniche, ecologiche, umanistiche.
Invece, si riferiscono spesso soltanto a una città “connessa”: così, le applicazioni IoT (internet of things) spesso esibite in convegni e conferenze finiscono per essere solo degli show di marketing, appunto.
Poi ci sono gli artisti, come Daan Roosegaarde, che fanno cose egregie: ma sono installazioni artistiche per creare sensibilizzazione su tematiche come la qualità dell’aria (mi riferisco alla Smog Free Tower). Hanno il potere del wow, dello stupore, che va però poi convertito in progettualità reale. Sono installazioni smart per una smart city ancora a venire.
Ha senso parlare di Smart City in Italia? Ci sono delle Smart City e, se sì, quali sono?
In Italia c’è lo Smart City Index, che però riguarda soprattutto le tecnologie IoT e il mercato che queste generano.
Secondo i suoi parametri di valutazione, Milano Torino e Bologna sono le città più smart; ma preferisco dire “più connesse”.
Qualche esempio?
Un esempio che mi ha incuriosito è Ravenna, con il suo progetto per la Darsena Connessa: anche qui, si parla più che altro di Digital e di IoT; però si insiste anche sul ruolo partecipativo dei cittadini. Quindi noto un elemento umanistico che, timidamente, fa capolino.
Paolo Guglielmoni
Qual è la tua visione di Smart City?
Da uomo di marketing umanistico, quale mi definisco, credo che le potenzialità tecnologiche non debbano portare al solo sfoggio di potenza tecnologica. L’innovazione ha un potere enorme, quello di farci fare WOW. Da qui la sua capacità di generare emozione, e contagio virale (nel senso di viral marketing).
Il limite delle Smart City, IMHO, è che restano tutte in un modello di interfaccia visiva con l’uomo. Intendo dire che se poi alla fine siamo sempre relegati allo schermo dello smartphone, non aumentiamo la realtà anzi: la diminuiamo.
Io sono un sostenitore delle interfacce conversazionali e sonore. La tecnologia delle Smart City dovrebbe concentrarsi sull’audio: in questo modo si potrebbe guardare la città, e sentire contenuti che arricchiscono l’esperienza che ne facciamo. Come a Piacenza, in cui ho realizzato la prima idea di Internet of Sonic Buildings. Disseminando sul cloud eventi sonori, musicali e verbali, appoggiandomi a una struttura di sensori di prossimità che diventavano trigger di un’esperienza sonora che “aumentava” la città.
Qual è l’evoluzione?
L’evoluzione è il passaggio da una città smart, tecnologicamente e digitalmente evoluta, a una Città Aumentata.
Una città che diventa laboratorio e territorio virale, ancora nel senso di marketing virale: di esperienze, di interazioni e di comportamenti in grado di contagiare le persone a migliorare la città e il modo di viverla.
Paolo Guglielmoni
Saggista e traduttore di Filosofia Moderna, Estetica musicale e Tecnologie per l’intelligenza.
Copywriter e Direttore Creativo in Leo Burnett. Vincitore di premi nazionali e internazionali.
Nel 2017 fonda RADS_Responsive Ads, La prima networked agenti indipendente in Italia.
È stato consigliere esecutivo ADCI, Lecturer e Keynote Speaker.
Dal 2017 al 2019 è stato docente di Viral Creativity e Introduction to ADV, in NABA nelle classi in lingua inglese.
È l’unico creativo italiano incluso nella collezione di arte pubblicitaria del Louvre.
Ha presentato il suo talk “Città Aumentata. Modello di marketing territoriale umanistico” ai Digital Innovation Days Italia 2019.
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