Le fasi dell’assemblea di condominio
Diciamolo subito: le assemblee di condominio non piacciono (quasi) a nessuno.
Sono spesso lunghe e noiose, ci costringono a sederci vicino a gente che probabilmente odiamo (ricambiati), ci sbattono davanti agli occhi nuove spese e raramente riescono a spiegarci fino in fondo il motivo delle vecchie. Purtroppo l’assemblea di condominio è anche il luogo e il momento in cui viene riassunta (una volta all’anno nella migliore delle ipotesi) tutta la vita condominiale, quindi è un peccato perdersi questo momento bellissimo.
Se non siete mai stati ad un’assemblea in vita vostra, adesso ve ne racconterò una abbastanza standard.
Innanzitutto servono un presidente e un segretario (oltre all’amministratore che dovrà subire il fuoco incrociato di domande e insulti), quindi se non volete perdere troppo tempo proponetevi come presidente o come segretario, così da velocizzare il tutto.
Come a scuola, si inizia con l’appello. Se avete la fortuna di vivere in un piccolo condominio (una ventina o meno d’appartamenti) vi toglierete in fretta questo problema: registrazione dei presenti e delle deleghe, controllo dei millesimi (sapete perché gli amministratori convocano l’assemblea in prima convocazione in orari, luoghi e date assurde? Perché poi in seconda convocazione le maggioranze necessarie per svolgere l’assemblea e prendere decisioni si abbassano drasticamente. Qualcuno s’è mai presentato alla prima convocazione? Non è dato sapersi) e si comincia in pochi minuti. Se avete la sfortuna di vivere in un mega condominio (nel mio siamo quasi 400 famiglie), mettetevi comodi: anche con tutta la tecnologia a disposizione degli amministratori (lettori di codici a barre o di qr code, impianti cutanei, telecamere per body e face scan, etc), una gran parte della serata se ne andrà per capire chi c’è e chi non c’è, tra gente sorda che non risponde, gente che sostiene di aver consegnato 30 deleghe invece che 28, cognomi doppi o tripli e facinorosi che parlano a voce alta.
Una volta chiusa la pratica dell’appello (sperando di raggiungere il quorum necessario, altrimenti tutti a casa), velocemente si decide se confermare l’amministratore o sceglierne un altro (se l’amministratore non è troppo odiato e, soprattutto, non ha fatto disastri epocali, questa fase si risolve in pochi minuti con la riconferma dello stesso) e si passa poi alle cose davvero succose: quelle incentrate sui portafogli dei condomini.
Approvazione consuntivo anno precedente: dove sono stati spesi i vostri soldi? Perché sono stati spesi così? È un momento molto importante perché permette ai condomini di fare un milione di domande – spesso insensate – e all’amministratore di rispondere sottolineando come ogni risposta sia già presente nella convocazione dell’assemblea assieme ai conteggi. La gente spesso non si rende conto che il consuntivo è un riassunto, una cosa passata che non può essere modificata e quindi inizia a litigare urlando frasi come “quella cosa lì non serve, non la pago”, quando già è stata fatta (magari con delibera dell’anno precedente) e già è stata pagata. In base alla bravura dell’amministratore e all’educazione dell’assemblea, in qualche modo si riesce a portare la questione alla votazione finale. Un momento molto bello è quando qualcuno inizia a chiedere informazioni dettagliate su mille voci di spesa diverse, convinto di aver pagato cifre non dovute e attirandosi l’antipatia di tutti gli altri condòmini, che già non vedono l’ora di tornarsene a casa.
Una volta votato (approvandolo, si spera) il consuntivo, è subito il momento della divertentissima approvazione del preventivo per l’anno nuovo. Qui davvero ci si sbizzarrisce: spesso vengono proposti cambi di fornitore (quello delle pulizie costa troppo! I giardinieri costano troppo! La corrente elettrica costa troppo! L’acqua costa troppo!), alternati a vere dimostrazioni di spionaggio (“Nell’appartamento al sesto piano non sono in quattro: ogni domenica c’è il figlio della signora con la compagna e sicuramente fanno almeno tre docce al giorno!”) o di imbarazzo (“Io non uso mai l’ascensore, faccio sempre le scale, non ha senso me lo facciate pagare”). Lo scopo di tutti è sempre pagare il meno possibile, spesso fregandosene della qualità dei servizi offerti. Meglio avere un cortile curato o vivere in una foresta impenetrabile? Meglio un sistema antincendio funzionante o sperare che l’incendio sia sempre in un’altra scala? Le pulizie le facciamo regolarmente o solo quando la puzza è insopportabile?
Dopo aver incastrato al meglio le esigenze di tutti, anche qui si procede con la votazione, che potrà confermare o ribaltare il risultato.
Dopo queste due importanti votazioni c’è il momento divertissement, il dessert della serata: le varie ed eventuali.
Molte persone son convinte di poter far inserire nel verbale, alla voce “varie ed eventuali”, qualsiasi cosa. Spesso anche molti amministratori cercano di sfruttare questo momento per portare a casa qualche decisione importante relativa a lavori più o meno grandi. La verità però è un’altra: le varie ed eventuali dovrebbero essere usate principalmente per proporre futuri lavori (da discutere quindi in una prossima assemblea, ordinaria o straordinaria), per dare suggerimenti di qualsiasi tipo all’amministratore o ai condòmini stessi (ad esempio ricordare eventuali divieti: niente rumori molesti dall’ora x all’ora y, etc), ma nulla che possa implicare grosse spese (ad esempio il rifacimento del tetto, o il rifacimento delle facciate).
È durante lo show delle varie ed eventuali che spesso si ha modo di assistere alle scene più comiche delle assemblee di condominio, perché tutti hanno qualcosa da dire e tutti pretendono che quella cosa sia così importante da essere affrontata e discussa da tutti. La verità? Le uniche cose davvero importanti delle varie ed eventuali saranno la base della prossima assemblea, tutto il resto è quasi sempre solo rumore che condurrà stancamente alla meravigliosa frase “Il presidente dichiara chiusa l’assemblea alle ore X:XX”.
Scritto da Dietnam
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