Qualità della vita: Aosta è la città in cui si vive meglio
Aosta è la città in cui si vive meglio, al secondo posto Milano, al terzo Trento.
Aosta sul podio delle città italiane per qualità della vita: a dirlo è il Sole 24 Ore nell’ultima edizione Qualità della vita, la ricerca che mette a confronto le province italiane su un’ampia serie di indicatori (aggiornati in gran parte al 2015 e in qualche caso a ottobre 2016) articolati in sei settori d’indagine.
Per la terza volta in 27 anni (le precedenti nel 1993 e nel 2008) Aosta si qualifica come la “migliore” città per qualità della vita in Italia. La città ha raggiunto il podio grazie alle brillanti performance riguardanti economia, demografia e ordine pubblico e al valore del patrimonio immobiliare residenziale che ad Aosta supera i 100.000 euro pro capite.
Milano conquista il secondo posto grazie ai positivi indicatori relativi al lavoro e al tempo libero. La seguono Trento e Belluno.
Tra le “big” d’Italia Firenze e Bologna rientrano tra le prime 10 città migliori per qualità della vita; Roma conquista il 13° posto, spinta dal valore del patrimonio immobiliare e dai flussi turistici legati al Giubileo, Torino è 35esima.
Ultimo posto in classifica per Vibo Valentia; risale di una posizione Reggio Calabria, che è preceduta da Caserta, Napoli e Crotone.
Questa è la 27ma edizione dell’indagine sulla qualità della vita in Italia; come ogni anno, l’analisi mette a confronto la vivibilità nelle province italiane su un’ampia serie di indicatori articolati in sei settori d’indagine: affari, lavoro e innovazione; reddito, risparmi e consumi; ambiente, servizi e welfare; demografia, famiglia, integrazione; giustizia, sicurezza, reati; cultura, tempo libero e partecipazione.
Molte le novità del 2016, volte a rendere più completo il check della vivibilità sul territorio, con una maggiore attenzione alle esigenze e ai problemi più attuali della collettività: il valore della casa, il lavoro per i giovani, la capacità di innovazione, l’integrazione degli stranieri, l’offerta di welfare, la partecipazione civile. Le sei aree hanno così acquisito una denominazione più inclusiva e i parametri da 36 sono saliti a 42.