Di come la cucina è diventata il centro della casa
Di mezzadria o proprietà, la terra teneva le fila di un sistema armonico e indivisibile: il lavoro nei campi e la vita domestica in casa.
Una casa che accoglieva la famiglia in un centro ben definito attorno al quale si svolgeva la vita intera di una famiglia: la cucina.
Di dimensioni generose, la cucina era il luogo della famiglia, l’ambiente dove si trascorreva la maggior parte del tempo.
Qui un grande camino riscaldava gli inverni, cuoceva pietanze ed era il luogo dove riunirsi per parlare, raccontare e lavorare.
Il paiolo nero era protagonista indiscusso dell’elemento architettonico più prezioso della casa. Sempre pronto ad accogliere acqua e cibo per farne poi il pasto di ogni giorno.
La cucina dunque era l’ambiente più caldo, quello più conviviale dove il tempo fissava la maggior parte dei momenti di una famiglia.
Ma a quei tempi la cucina era affar dei contadini: i nobili, quelli ricchi, non conoscevano affatto questo ambiente: a frequentarla per loro, c’era la servitù. Lontana dai locali di rappresentanza, la cucina era relegata negli angoli dei palazzi e delle ville.
Il secolo scorso ha deciso però che le sorti della cucina dovessero ricalcare la vita contadina, non quella austera della ricca borghesia.
Il ‘900 ha sancito il ruolo centrale della cucina come centro indiscusso della casa. Con il passar del tempo la borghesia dismette le servitù, gli elettrodomestici diventano protagonisti e gli spazi si rimpiccioliscono.
Non solo: la donna è sempre più padrona di casa e sempre meno massaia e l’America detta le mode, come quella della cucina all’americana, “la cucina a vista”.
E oggi, come ieri, la cucina è tornata laddove l’avevamo lasciata: al centro della casa, della vita di famiglia, più bella che mai.
Così come la storia insegna: che tutto torna.
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